Ad est di Kandé, verso il confine con il Benin, c'è una valle dimenticata dalla civilizzazione, dove vivono i Batammariba, un popolo indipendente rimasto isolato fino a pochissimo tempo fa, che vive in armonia con la natura seguendo le proprie leggi e tradizioni.
Koutammakou è stato iscritto al patrimonio mondiale dell'UNESCO nel 2004, al fine di salvaguardare l'identità architettonica e culturale di questa valle straordinaria.
All'inizio della valle, attraversata da un'unica strada, dobbiamo pagare una tassa d'ingresso che verrà poi ridistribuita tra tutti i villaggi, e ci raccomandano di non dare niente, né soldi, nè dolcetti, né altro ad adulti e bambini in modo da non creare tensioni tra i villaggi e problemi di scolarizzazione.
I Batammariba provengono da nord-ovest, e pare si siano
rifugiati in questa valle protetta dalla catena montuosa dell’Atacora per sfuggire
alla dominazione dei regni che cercavano di imporsi tra il 16° e il 18° secolo. Inizialmente sembra che vivessero sopra e all'interno dei baobab, che in effetti qui arrivano a dimensioni straordinarie.
La tata ha un solo ingresso per meglio difenderla da eventuali nemici, che è rivolto ad ovest per proteggerla dalle piogge dominanti e dall’harmattan, il vento che soffia da novembre a febbraio e porta la sabbia del deserto. Sul retro ci sono gli ingressi del pollaio, ma gli animali vivono anche dentro casa, in particolare galline e faraone hanno una nicchia proprio sotto il piano della cucina…
La costruzione avviene durante la stagione secca e naturalmente i materiali utilizzati sono tutti a portata di mano: terra cruda mescolata alla paglia per i muri e mescolata alla sabbia per la terrazza, il legno di karité tagliato nella foresta per la struttura portante del tetto, la paglia come copertura per le stanze e i granai.
Come finitura delle pareti viene applicato uno strato di terra impastata con sterco di mucca, e successivamente all’esterno una spruzzata di decotto di scorza di néré dal caratteristico colore rosso, che viene messo soprattutto prima della stagione delle piogge, e sarà forse impermeabilizzante.
La vita a Koutammakou si svolge principalmente all’aperto, sulle terrazze delle case dove donne e bambini si lavano, mangiano, dormono, o sotto tettoie al centro del villaggio, composto da poche tata, dove si chiacchiera e ci si riposa.
In cima alle torrette si fanno seccare il miglio e altri cibi per poi conservarli nei granai.
Comunque anche in questa valle dimenticata, come in tutti i villaggi del Togo, ci sono le scuole. Ecco quella di Koutammakou.
Koutammakou è stato iscritto al patrimonio mondiale dell'UNESCO nel 2004, al fine di salvaguardare l'identità architettonica e culturale di questa valle straordinaria.
All'inizio della valle, attraversata da un'unica strada, dobbiamo pagare una tassa d'ingresso che verrà poi ridistribuita tra tutti i villaggi, e ci raccomandano di non dare niente, né soldi, nè dolcetti, né altro ad adulti e bambini in modo da non creare tensioni tra i villaggi e problemi di scolarizzazione.
Ecco i primi bambini che ci accolgono, ci osserviamo con curiosità reciproca...
Poi cominciarono a costruire delle case, che sembrano delle fortezze, e rispecchiano in modo incredibile la forma del tronco di baobab.
La costruzione di una tata segue delle regole in cui niente è
lasciato al caso, solo la grandezza della casa e la decorazione sono variabili.
Si comincia con costruire le torrette a pianta circolare, poi i muri che le
collegano tra loro, in seguito la terrazza nella quale vengono inseriti i tubi
di scolo in coccio fabbricati dalle donne (è l’unico contributo della sposa
alla casa che il marito prepara per la nuova coppia). Poi sulla terrazza
vengono realizzati i granai e le stanze da letto.La tata ha un solo ingresso per meglio difenderla da eventuali nemici, che è rivolto ad ovest per proteggerla dalle piogge dominanti e dall’harmattan, il vento che soffia da novembre a febbraio e porta la sabbia del deserto. Sul retro ci sono gli ingressi del pollaio, ma gli animali vivono anche dentro casa, in particolare galline e faraone hanno una nicchia proprio sotto il piano della cucina…
La costruzione avviene durante la stagione secca e naturalmente i materiali utilizzati sono tutti a portata di mano: terra cruda mescolata alla paglia per i muri e mescolata alla sabbia per la terrazza, il legno di karité tagliato nella foresta per la struttura portante del tetto, la paglia come copertura per le stanze e i granai.
Come finitura delle pareti viene applicato uno strato di terra impastata con sterco di mucca, e successivamente all’esterno una spruzzata di decotto di scorza di néré dal caratteristico colore rosso, che viene messo soprattutto prima della stagione delle piogge, e sarà forse impermeabilizzante.
La vita a Koutammakou si svolge principalmente all’aperto, sulle terrazze delle case dove donne e bambini si lavano, mangiano, dormono, o sotto tettoie al centro del villaggio, composto da poche tata, dove si chiacchiera e ci si riposa.
L’interno della casa è buio ma ben fresco rispetto ai 40°
che ci sono fuori. Teschi e corni degli animali uccisi vengono conservati a
protezione della casa.
In cima alle torrette si fanno seccare il miglio e altri cibi per poi conservarli nei granai.
La nostra guida dentro al granaio al quale si accede con una
scala a forcella in legno di karité.
Ci sono 3 granai per ogni tata, quello della famiglia, quello dell’uomo e
quello della donna.
Davanti alle porte delle case ci sono dei feticci, che accolgono gli
spiriti degli animali uccisi, e all’interno invece ci sono i feticci con gli spiriti
degli antenati. I Batammariba sono animisti e osservano il culto degli
antenati.
Questo topino sul tetto della casa è lì per cacciare
il male: in questa casa c’è un malato.
Andiamo a vedere il baobab sacro del villaggio, dove i
maschi devono passare la notte durante la cerimonia di iniziazione. Siamo
seguiti da donne e bambini che sperano di venderci dei souvenir o rimediare
qualche “cadeau”. Quello di cui avrebbero bisogno sono calzoncini e magliette
senza buchi... Comunque anche in questa valle dimenticata, come in tutti i villaggi del Togo, ci sono le scuole. Ecco quella di Koutammakou.
Nessun commento:
Posta un commento