domenica 30 marzo 2014

La fabbrica di tessuto Kente

I tessuti Kente sono tipici del centro del Ghana. La leggenda racconta che due amici, dopo aver imparato l'arte della tessitura osservando un ragno tessere la sua tela, riportarono la scoperta all'Asantehene, il re degli Ashanti, che adottò il tessuto come stoffa reale per le occasioni importanti.
l'attuale re Ashanti Otumfuo Osei Tutu II, vestito di kente e oro (foto da internet)
L'origine storica della tessitura a strisce risale all'11° secolo, ma il tessuto kente vero e proprio è nato nel 17° secolo nel regno Ashanti ed è stato adottato dagli Akan, l'etnia più diffusa in Ghana e Costa d'Avorio. E' ancora oggi tenuto in grande considerazione e indossato per eventi speciali, come cerimonie, matrimoni, funerali, e mostra lo status sociale di chi lo indossa.

I colori del tessuto hanno diversi significati: l'oro è il colore reale, del benessere, della gloria e purezza spirituale; il blu significa pace, armonia e amore; il marrone è il colore della madre terra, ed è associato alla guarigione; il verde alla vegetazione, alla crescita, al rinnovamento spirituale, e così via.

Appena fuori Accra c'è una "fabbrica" di tessuto Kente: un cortile con 4 o 5 tessitori, ognuno con il proprio telaio, che utilizza colori e disegni diversi.

L'ordito del telaio, lunghissimo, è mantenuto fermo e teso da qualche mattone. La striscia viene tessuta a pezzi regolari che vengono poi separati e cuciti tra loro per ottenere la larghezza del tessuto.

Mani e piedi lavorano velocissimi.

 Man mano che il lavoro avanza la striscia di tessuto viene arrotolata sul tondino.

Motivi geometrici e linee colorate vengono alternati. Ogni disegno ha il nome di una persona o di un evento storico, oppure è connesso ad un proverbio.


I bambini osservano noi...

Parte della produzione per noi occidentali: set e centro tavola, tovaglie, copriletti

Ecco invece come si usa il kente in Ghana:



Meanings of the colors in Kente cloth:
  • black—maturation, intensified spiritual energy
  • blue—peacefulness, harmony and love
  • green—vegetation, planting, harvesting, growth, spiritual renewal
  • gold—royalty, wealth, high status, glory, spiritual purity
  • grey—healing and cleansing rituals; associated with ash
  • maroon—the color of mother earth; associated with healing
  • pink—assoc. with the female essence of life; a mild, gentle aspect of red
  • purple—assoc. with feminine aspects of life; usually worn by women
  • red—political and spiritual moods; bloodshed; sacrificial rites and death.
  • silver—serenity, purity, joy; assoc. with the moon
  • white—purification, sanctification rites and festive occasions
  • yellow—preciousness, royalty, wealth, fertility, beauty
Designs and meanings:
http://www.kentecloth.net/kente-cloth-designs-and-meanings/


mercoledì 26 marzo 2014

Attraversando Agbogbloshie

Ieri con due amiche siamo andate in esplorazione alla ricerca di Makola 2, una parte di mercato dove trovare delle Beads particolari per la nostra collezione e produzione.
Per evitare di attraversare il mercato di Makola, enorme e caotico in cui si rischia di rimanere bloccati in auto per ore, abbiamo fatto il giro largo, attraversando il quartiere di Agbogbloshie.

Questo quartiere è tristemente famoso per la sua discarica di rifiuti informatici che provengono da tutto il mondo, e ne abbiamo avuto uno scorcio quando la nostra strada ha attraversato il torrente dalle rive coperte di spazzatura.

Purtroppo tanta gente qui si guadagna da vivere recuperando i metalli di apparecchiature elettriche e elettroniche, completamente ignara della tossicità dei roghi con cui bruciano i rifiuti tecnologici. Questa zona viene difatti chiamata "Sodoma e Gomorra".


La parte di Agbogbloshie che noi abbiamo attraversato è un enorme mercato all'ingrosso, con banchetti, laboratori, officine, tutto direttamente sulla strada.

Erano appena arrivati i camion dalla Costa d'Avorio, carichi di cipolle enormi, in quantità assurde. I sacchi enormi e pesantissimi sono venduti direttamente come tali oppure smembrati e ricomposti in cesti di dimensioni varie per la vendita al dettaglio. Le bilance? mai viste!

Effettivamente le cipolle, crude o cotte, non mancano mai nel cibo ghanese.

Questa donna con bimbo si riposa all'ombra, sotto al camion, seduta sulla bacinella che normalmente porta sulla testa con le mercanzie da vendere.

Bacinelle di peperoncini, secchi e freschi. In questo caso la misura è una grossa latta. Da notare la stazza della donna ghanese tipica.

Riciclo made in Africa: i bidoni vengono riutilizzati per fare dei barbecue, i cerchioni delle auto per fare dei fornelli.

Tutto rigorosamente fatto a mano, a cielo aperto.

Questa parte è dedicata al recupero dei ciclomotori: leva un pezzo di qua, mettine uno di là, si creano delle fantastiche moto "quasi" nuove!

 Piccoli peperoni gialli locali a profusione,

tuberi in vendita all'ingrosso...

...  e comprati per essere rivenduti nel proprio quartiere. Quanto potrà pesare una bacinella così piena?

Ed ecco infine uno dei banchetti di Beads a Makola 2, dove tutte e tre abbiamo lasciato un po' di soldini, dopo lunghe trattative. Ma guardate come sono felici: mi sa che dovevamo trattare di più!


giovedì 20 marzo 2014

La Cavour ad Accra

Dal 5 al 9 marzo abbiamo avuto ad Accra la portaerei Cavour, la nave più avanzata della nostra Marina Militare. E naturalmente siamo andati a vederla e visitarla, e anche a un ricevimento a bordo!

Era qui in missione promozionale, di addestramento e umanitaria, una tappa della sua circumnavigazione dell'Africa, accompagnata dalla fregata lanciamissili Bergamini e dalla nave logistica Etna.

Come forse voi non noterete c'era un bel cielo blu che non vedevamo da mesi! Con il caldo torrido e l'umidità di questa stagione (la peggiore) ad Accra il cielo è normalmente bianco, invece il giorno dell'arrivo delle navi era venuto giù il diluvio e così poi abbiamo avuto qualche giorno di respiro!

Il ponte di volo è lungo 220 metri e largo 34 m, e ospita sia aerei che elicotteri, in tutto circa 22 mezzi, di cui alcuni sono sul ponte e altri nell'hangar interno collegato al ponte con due mega-elevatori.

Questi sono gli elicotteri EH 101 (frutto di una joint venture tra la ditta italiana Agusta e la britannica Westland Aircraft) che possono trasportare anche un fuoristrada, e che a riposo hanno la coda e le pale ripiegate.

Gli Harrier II a decollo corto e atterraggio verticale sono aerei leggeri d'attacco e ricognizione.

Il trampolino per il decollo degli aerei visto dal ponte di comando. Abbiamo potuto visitare varie sale attrezzate con strumentazioni sofisticatissime ma di cui non eravamo autorizzati a conoscere la funzione!

La Cavour, che è stata realizzata a Genova e La Spezia da Fincantieri, era anche all'interno attrezzata con degli stand di vetrina dell'eccellenza italiana, non soltanto Fincantieri con i suoi settori spazio e difesa ma anche aziende di arredo e naturalemente caffé.

E poi all'interno della nave abbiamo trovato un vero ospedale galleggiante attrezzato sia come supporto ad eventuali missioni militari che per le operazioni umanitarie. La Cavour come sua prima missione ha portato aiuti umanitari ad Haiti dopo il terremoto del gennaio 2010.

L’ospedale di bordo ha varie unità di terapia e diagnostica con le più moderne apparecchiature e può anche effettuare interventi in remoto grazie alla telemedicina.
In questa missione africana la portaerei Cavour ospita l'equipe di medici e chirurghi di Operation Smile, una onlus italiana che gira il mondo per correggere le malformazioni al volto con interventi di chirurgia plastica ricostruttiva.
Sulla nave Etna nel frattempo un'equipe di oculisti ha visitato centinaia di ragazzi ad ogni tappa e fornito loro gratuitamente degli occhiali appositamente calibrati.

I bimbi affetti da palatoschisi o labbro leporino vengono operati preferibilmente tra i 3 e i 6 mesi di vita, ecco due bimbe minuscole poco dopo l'operazione! 

E questa infine è l'equipe di medici italiani volontari, felici dopo aver operato con successo il 101° bambino africano!

lunedì 10 marzo 2014

E' giorno di mercato a Tanougou

Usciti dal parco della Pendjari, in Benin, dobbiamo fare parecchi kilometri di strada sterrata che passa attraverso piccoli villaggi ordinati di case di fango dal tetto di paglia.

 Siamo ancora nella zona protetta intorno al parco, e qui si vive di quello che offre la natura

 si lavano i panni e ci si lava al fiume

si prende l'acqua dal pozzo

e l'unica fonte di guadagno sembra essere il cotone, coltivato e raccolto a mano e poi depositato in questi recinti in attesa che i camion lo vengano a prendere. La cosa interessante è che viene coltivato solo per la vendita, nessuno nei villaggi lo usa per tessere!

Da subito incontriamo una fila continua di donne e bambini che cammina lungo la strada, tutti nella stessa direzione e ognuno porta qualcosa sulla testa: è giorno di mercato in uno dei villaggi!

anche i ragazzini più grandi portano mercanzie: cocomeri, igname, fagotti,

 questo invece sta portando al mercato due faraone.

Eccoci arrivati al mercato, sotto al baobab come da tradizione, una folla inverosimile e multicolore si accalca intorno a qualche banchetto che vende cibo o cianfrusaglie.

queste donne vendono igname, alimento base della cucina africana

 questa ragazzina sta preparando il fufu, una polenta ottenuta battendo assieme igname e plantain

 qui invece si preparano frittelle

 e mentre le donne lavorano o mercanteggiano, gli uomini si rilassano sotto il baobab

e queste siamo noi in mezzo alla folla, all'inutile ricerca di qualcosa di interessante, cercando di rubare un po' di foto con discrezione.